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SORRENTO, IL PALAZZO CHE SI È SPOSTATO.

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Affacciato su piazza Tasso esiste un Palazzo che si è spostato. Sì proprio così. Si è letteralmente spostato. Fino all' allargamento del Corso Italia il Palazzo Gargiulo ( antico palazzo dei Romano) era situato più a destra. Poi si rese necessario, per rendere la nuova strada cittadina, più bella e più larga, espriopiare da questa proprietà "un ampiezza di due vani". A demolizione avvenuta, si fece in modo di restituirne la misura equivalente dal lato opposto. Il tutto si rese possibile sfruttando i locali del confinante edificio di "Posta del Cambio di Cavalli". Ciò spiega anche perché l' accesso di Via della Pietà appaia da sempre così angusto. Oggi anche il portone di Palazzo Gargiulo, si trova in posizione diversa rispetto all' inizio. Infatti l' ingresso era direttamente su Piazza Tasso o meglio su Piazza del Castello, come veniva chiamata all' epoca. Adesso invece è sul lato nord del Corso Italia. Pm.😎 # scaccia😎 https://peppe

Il Titanic e Sorrento.

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Sembra incredibile ma il disastro del Titanic ha toccato da vicino anche Sorrento. M. A.  Musmanno governatore militare alleato della Penisola Sorrentina, nel suo libro "La guerra non l' ho voluta io", riporta come l' intera vicenda turbò e non poco tutta la nostra città. Tra le migliaia di vittime del Titanic vi era infatti John Jacob “Jack” Astor IV, proprietario del Waldorf- Astoria Hotel di New York. Jacob detto “JACK” è  il cugino di William Waldorf Astor , il celebre miliardario che anni prima, aveva acquistato proprio a Sorrento la splendida VILLA che oggi è conosciuta come VILLA TRITONE. È la primavera del 1915, Jack ha da poco sposato una giovanissima Madeleine Force .  Il loro matrimonio occupa subito le prime pagine dei principali rotocalchi mondiali. Lui divorziato e con un patrimonio immenso, lei di trentatré anni più piccola ma già tra le protagoniste delle notti mondani delle corti europee. I due dopo un lunghissimo viaggio di nozze, per

La Samp e Il tricolore festeggiato a Puolo.🇮🇹

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Che Sampdoria. E che vittoria. Campione d' Italia davanti al Milan degli olandesi e al Napoli di Maradona. È il 19 maggio del 1991, battendo il Lecce, la squadra allenata da Boskov porta il tricolore a Genova per la prima volta sulla sponda doriana. In rosa giocatori come: Pagliuca, T.Cerezo, Pietro Vierchowod, Attilio Lombardo, Marco Lanna e i gemelli del gol Vialli e Mancini. Uno scudetto storico che alcuni di quei calciatori decisero di festeggiare a Puolo. Tra giugno e luglio infatti si ritrovarono qui, alla trattoria St.Raphael, a brindare ad una vittoria che li aveva consegnati alla storia del calcio italiano. * Nota: Sto cercando di risalire ai nomi di tutti i giocatori della Sampdoria che festeggiarono lo Scudetto a Puolo. Chi ha maggiori informazioni oppure magari ha foto di quel giorno mi può contattare? Ne sarei contento, come Fabio Fazio il 19 maggio. Pm.😎 https://peppemarescatuttoattaccato.blogspot.com #scaccia😎  🧐 Fonte: ✒️Petrapoli_Dove  batte il cuor

Sorrento: La Cappella di Santa Fortunata.

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Mi trovo ai Bagni della Regina Giovanna a Sorrento, alle spalle mie e della signorina Mosca, quello che resta dell' ingresso alla cappella di Santa Fortunata. Alcuni documenti ci consentono di stabilire che la costruzione esisteva già nel 1400. Nelle vicinanze della cappella, vennero rinvenute tre tombe ("appartenenti ad una coppia di adulti e un bambino"). Secondo diverse fonti storiche, erano i corpi dei fondatori della cappella stessa o dei proprietari dell' intera area. Nelle zone sottostanti, sono state scoperte anche altre sepolture, che invece sono state attribuite ai contadini e alla servitù che lavoravano in queste terre.  Successivamente, la cappella venne abbandonata,  e il culto di Santa Fortunata  trasferito nella nuova chiesa della Madonna del Rosario, fatta erigere nel 1630, nell' attuale Piazzetta Capo, dall' Arcivescovo Mons. G. Angrisani. Anche questa chiesa, in cui i sorrentini vi si recavano per chiedere la grazia dalle invasion

Sorrento: La Rufola, baluardo dell' antifascismo.

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Tutti, ma proprio tutti. La Rufola al Capo di Sorrento, negli anni delle repressioni e in quelli bui della seconda guerra, accolse dal 1925 in poi i più grandi intellettuali antifascisti. Ospitati da Giuliana Benzoni, in questa villa si riunirono tra gli altri: Gaetano Salvemini, Nello Rosselli, Stefan Zweig, Giorgio Amendola, Umberto Zanotti Bianco, Massimo Gorki, Umberto Morra di Lavriano e Luigi Albertini.  E Viva Tedesco nell' introduzione del libro di Giuliana Benzoni - Una vita ribelle - pone un ulteriore accento sull' importanza di questo luogo: " (....) Se vi furono delle radici che permisero al fragile mondo spezzato dal fascismo di sopravvivere, queste sono testimoniate dalle azioni degli anni successivi, dall’opera svolta alla villa de la Rufola, nascosta tra l’ oro dei limoni di Sorrento, nelle cui sale, silenziose e protette, si incontravano gli amici antifascisti, in vacanza dalla politica, non dagli ideali, chiusi nel guscio di un antifascismo

Quando Einstein scrisse a Croce.

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📝 1944, a Villa Tritone viene recapitata una lettera di Albert Einstein per Benedetto Croce.📬 La teoria della relatività lo aveva consacrato a rockstar planetaria. Albert Einstein girava quindi il mondo presenziando questo o quel congresso ed il suo parere veniva richiesto anche al di fuori dall’ambito scientifico. Per molti intellettuali infatti Einstein “era il vero filosofo” del novecento. Contro questa affermazione, si scagliò ben presto Benedetto Croce, un duro e puro del mondo filosofico. Rigido nelle proprie convinzioni e poco incline alle invasione di campo, riteneva: “che gli scienziati dovessero fare il loro mestiere – cioè «maneggiare e classificare» – senza intromettersi in faccende riguardanti la filosofia e il «vero».  E queste sfide dialettiche, continuarono negli scambi epistolari che Croce ed Einstein si scambiarono. Botta e risposta, restando sempre su posizioni diverse. Poi, e siamo agli inizi degli anni trenta, il mondo viene stravolto da Hitler e Muss

Antonio Cardarelli e l' acquedotto di Sorrento.

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Antonio Cardarelli a Sorrento era di casa. Sì proprio quel Cardarelli lì, il celebre dottore napoletano e Senatore del Regno d’ Italia. Sorrento la conosceva bene. Ci veniva sia per villeggiatura sia per qualche consulto medico. “O professore” aveva una dote incredibile, riusciva a riconoscere se una persona era malata solamente osservandola. E del famoso “occhio clinico” di Antonio Cardarelli se ne giovò l’ intera città di Sorrento. Siamo verso la fine del 1800, l’ allora sindaco Luigi De Maio intrattenendosi con l’ illustre dottore gli presentò il progetto della nuova e moderna centrale elettrica, che si sarebbe costruita di lì a poco nella zona di Largo Parsano lato di Levante.  " Caro Sindaco - fu l’ osservazione piccata di Cardarelli - per caso ha ben pensato di portare l’ illuminazione elettrica anche al cimitero di Sorrento? Vede, a  causa delle tubature fatiscenti - incalzò - la contaminazione delle acque potabili in città causerà numerose malattie infettive

La Cappella degli "Arnese".

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1946. Finalmente.  Nicola Arnese ci era riuscito. Il quadro della Vergine Addolorata aveva finalmente trovato casa. In un tornante di Via Fregonito, nel Monte di Sant' Antonio a Sorrento. Un quadro al quale Nicola era particolarmente legato. A dipingerlo, dietro sue pressanti richieste, erano stati i figli della signora Carmela Marino. La titolare della fabbrica di mattonelle presso la quale lavorava.  Il progetto della chiesetta era partito alla fine degli anni trenta. All'inizio, si trattò di una piccola edicola votiva, poi grazie alla generosità di Mosè Persico, che donò la terra, ed al lavoro di tre operai della Cava di Puolo, si rese possibile realizzare l’intera costruzione.  Colpito da tale abnegazione, il Padre francescano Gian Crisostomo D’ Antonio, per la nuova cappella, volle donare a Nicola Arnese, la statua della Madonna Addolorata. Una statua che una volta, faceva bella mostra di sé nella Chiesa di San F

Stefan Zweig a Sorrento.

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Stefan Zweig aveva un difetto. Era intelligente. Troppo. E ne aveva anche un altro. Sognava un mondo giusto. Troppo. Oppositore delle dittature. Dei nazionalsocialismi, delle camicie nere e dei grandi e piccoli dittatori. Scrittore, poeta, giornalista, drammaturgo. Sintetizzare chi era Zweig non è per nulla semplice. “Pacifista”. Sì, forse questo è l’ unico sostantivo che secondo me riesce a descriverne ( in parte ) la sua essenza. Perchè Zweig pacifista lo era stato dal primo minuto. Anzi, dal primo conflitto mondiale.   « Inerme e impotente, dovetti essere testimone della inconcepibile ricaduta dell'umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata e che risorgeva invece col suo potente e programmatico dogma dell'anti-umanità ». Così, allo scoppio della grande guerra, descrisse il suo stato d’animo. Ma inerme ed impotente non riuscì evidentemente a starsene. Prese posizioni. Sempre e comunque. Anche negli anni più bui della scalata al potere di Hitler. “ Zw

I MOTOSCAFI "SORRENTINI" ALLE OLIMPIADI DI ROMA 1960.

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Sorrento è stata protagonista alle Olimpiadi di Roma 1960. Per le gare di vela, il Comitato Olimpico scelse infatti come campo di regata il Golfo di Napoli, e tre motoscafi della Gru.So.N. ( Gruppo Sorrentino di Navigazione). Il " Santa Rosa ",  il " Roberto III " e l' " Europa "  ( poi sostituito dal " Santa Rita ") con i rispettivi equipaggi, vennero impiegati per ospitare i giornalisti ed i fotografi che dovevano raccontare le gare. Rosso, giallo e verde, su ogni motoscafo sventolava una bandiera di diverso colore perché ad ogni colore corrispondeva il campo di regata di appartenenza. Per la prima volta 46 nazioni diverse si sfidarono in una competizione olimpica, e nel traffico delle imbarcazioni a vela, la bravura dei marinai sorrentini risultò decisiva. Sempre al posto giusto e al momento giusto, senza intralciare le virate dei concorrenti, i motoscafi della Gruson si meritarono i complimenti di tutta

Enrico Caruso e Joe Petrosino.

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8 minuti. Minuto più minuto meno. Il countdown era già iniziato. Ma la "Mano Nera" non aveva fatto i conti con Giuseppe Petrosino detto Joe . Poliziotto di chiara origine italiana ( essendo nato a Padula ), che in quel momento, come tanti italo- americani, si trovava all' esterno del Metropolitan di New York . Da poco era terminato il concerto e tutti aspettavano di poter ammirare da vicino l' idolo di Little Italy, Enrico Caruso . Ma alla vista dell' auto del tenore, Joe si insospettì. Qualcuno l' aveva manomessa. Precipitatosi su di essa, riuscì in pochi attimi a disinnescare l' ordigno. Enrico Caruso era salvo. Il tenore e il poliziotto divennero così grandi amici. E grazie alla collaborazione di Caruso, Joe Petrosino fece arrestare numerosi esponenti della mafia. Mafiosi che a New York estorcevano il pizzo alle celebrità in tournée nei teatri della città. Il poliziotto italiano pagò con la vita questa sua lotta senza quartiere

"Warum die Glocke?"

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" Warum die Glocke ?" "Perché la campana emette un suono così sgradevole?" Edmondo Prodest , un turista tedesco che si trova a Marina Piccola in attesa di imbarcarsi, non può far a meno di fare questa domanda ai pescatori del porto. È una mattina del giugno 1904, da Capri, sta arrivando un piroscafo con a bordo l' Arcivescovo Giuseppe Giustiniani , che rientrava a Sorrento. E come da abitudine le campane della Chiesa della Madonna del Soccorso suonavano ( si far per dire) a festa per accoglierlo. Ma ogni volta, emettevano una melodia talmente fastidiosa da far tappare le orecchie a tutti. Edmondo, che non era un semplice turista, ma un vero innamorato della città del Tasso, pensò bene di risolverlo lui questo problema. Rientrato in patria, fece una cospicua donazione alla curia sorrentina, grazie alla quale nel 1910, la Chiesa della Marina Piccola, poté dotarsi di due campane nuove. Campane sulle quali è impressa (a perenne ricordo di

Hotel "La Siesta".

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Hotel La Siesta, già Palazzo del Milionario, già Palazzo di Don Camillo. Forse, non esiste in Penisola un edificio che a seconda di chi lo indica è chiamato non con uno bensì con tre nomi diversi. È un pò, come accade con quelle strade di Napoli che cambiano denominazione e poi con l' aggiunta di un "già" si portano dietro anche un pezzo di quella precedente. Cosicché è impossibile raccontarvi la storia di questo palazzo senza nominarne tutti i protagonisti. Storia che adesso provo a riassumervi: Nel 1922, Giuseppe Russo ritorna a vivere nella sua Piano di Sorrento. In America, ha accumulato una fortuna e decide che è il momento di investire parte dei guadagni, nell' acquisto del Palazzo in stile Liberty di Don Camillo Cacace.  L' edificio si trova subito dopo il Vallone di San Giuseppe ed affaccia sulla strada che conduce a Sorrento. Giuseppe Russo, commissiona subito dei grandi lavori di ristruttu

LA CORONA DI FERRO. IL PRIMO ALBERGO DEI TRAMONTANO.

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Spesso il cognome tradisce la provenienza di una famiglia e a questa regola non sfuggono certo i Tramontano. È  il 1820 quando Pasquale Tramontano lascia Tramonti in Costiera amalfitana per trasferirsi a Sorrento. Con la collaborazione della moglie Carolina Porzio, ha deciso di avviare un attività di panetteria all' angolo tra Via San Cesareo e Via degli Archi. Intanto, quello era anche il periodo in cui Sorrento iniziava a diventare una meta turistica  e Pasquale pensò bene di aprire una pensione sempre a Via San Cesareo (al civico numero 9) .  Alla pensione venne dato il nome: "Corona di Ferro" il cui simbolo ancora oggi si può osservare sotto la volta dell' androne. Un assiduo frequentatore della Corona di Ferro divenne Guglielmo Pepe. Generale dell' esercito di Ferdinando II, con un passato da difensore della Repubblica Partenopea e dei moti carbonari del '20, Guglielmo Pepe è stato uno di quei personaggi la cui biografi