Quando Einstein scrisse a Croce.

📝1944, a Villa Tritone viene recapitata una lettera di Albert Einstein per Benedetto Croce.📬
La teoria della relatività lo aveva consacrato a rockstar planetaria. Albert Einstein girava quindi il mondo presenziando questo o quel congresso ed il suo parere veniva richiesto anche al di fuori dall’ambito scientifico. Per molti intellettuali infatti Einstein “era il vero filosofo” del novecento. Contro questa affermazione, si scagliò ben presto Benedetto Croce, un duro e puro del mondo filosofico. Rigido nelle proprie convinzioni e poco incline alle invasione di campo, riteneva: “che gli scienziati dovessero fare il loro mestiere – cioè «maneggiare e classificare» – senza intromettersi in faccende riguardanti la filosofia e il «vero». 

E queste sfide dialettiche, continuarono negli scambi epistolari che Croce ed Einstein si scambiarono. Botta e risposta, restando sempre su posizioni diverse.
Poi, e siamo agli inizi degli anni trenta, il mondo viene stravolto da Hitler e Mussolini. 
La comune condanna ai regimi totalitari e alla follia delle leggi razziali, contribuì ad avvicinare i due antagonisti dei salotti accademici.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e soprattutto nelle fasi finali, Benedetto Croce dal suo esilio “sorrentino” a Villa Tritone, prese il comando morale della lotta antifascista. A  Sorrento si recarono ad incontrarlo, in una sorta di pellegrinaggio laico: Palmiro Togliatti, il maresciallo Badoglio,Carlo Sforza, Enrico De Nicola, il Principe Umberto, e in ordine sparso gli ambasciatori dei presidenti "alleati" Roosevelt, Stalin e Winston Churchill. 
Preoccupato dalle immagini dei bombardamenti su Napoli, il 7 giugno del 1944, Albert Einstein da Princeton in New Jersey, scrisse di getto una lettera a Croce. Lettera nella quale affermava che:  “ (...) In questo tempo di generale sconvolgimento possa a Lei essere concesso di rendere al suo paese un servigio oltremodo prezioso, perché Ella è dei pochi che, stando di sopra dei partiti, hanno la fiducia di tutti ”.

Benedetto Croce, il 28 luglio del 1944, a tale dimostrazione di stima, rispose con altrettanto affetto ricordando che: “ (...) ho avuto sempre nel ricordo la lunga conversazione che facemmo in Berlino nel 1931, quando ci accomunammo nello stesso sentimento ansioso sul pericolo in cui versava la libertà in Europa: comunanza di sentimento e di propositi che vidi confermata allorché mi trovai a collaborare con Lei – fatta esule dalla sua patria per l’ inferocita lotta contro la libertà –, nel volume di saggi sulla libertà (Freedom), preparato, or son quattro anni, in New York”.

“Suo Albert” e “ Suo Benedetto”, nella chiosa finale di queste lettere, vi è tutta la grandezza e l’umiltà di due grandi protagonisti della storia mondiale. Attori principali ed avversari nel palcoscenico culturale, che nel momento di massima difficoltà, per nulla impermalositi dalle punzecchiature reciproche, decisero di unire le proprie capacità per sconfiggere i nemici dell'umanità. Riscoprendosi amici.

Pm. 😎
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