1 maggio 1808, la forca al Torrione.
Massalubrense, domenica 1 maggio 1808, al Torrione sono accorsi in molti, il banditore nei giorni precedenti lo aveva annunciato girando per tutto il paese. Ci sarebbero state ben cinque esecuzioni. "Traditori, inutili spie" li aveva apostrofati. Al tribunale militare di Cava dei Tirreni, la condanna era stata chiara, erano fiancheggiatori degli inglesi. A Capri, viaggiando di notte, su piccole imbarcazioni, portavano notizie ai soldati britannici che occupavano l' isola, e viveri alla popolazione. Così recitava la sentenza.
Pertanto dovevano essere condannati a morte. Era da tempo che, Giuseppe Bonaparte, il re di Napoli, oltre che a convivere con la figura ingombrante del fratello Napoleone, doveva subire lo smacco di Capri, che nonostante i ripetuti tentativi di attacco, era ancora in mano alla corona inglese. Sconfitte, che tra la gente, generava scherno e pettegolezzi : "I francesi non so' buoni" si bisbigliava tra i vicoli della Penisola sorrentina . Questa macchia doveva essere lavata, e quei cinque disgraziati ne furono le vittime designate. Massalubrense il teatro perfetto per l'esecuzione.
Ai piedi del patibolo montato al Torrione, alle prime luci del mattino, sfilarono in ordine:
Raimondo Iovine di Napoli , 24 anni, sposato e senza figli. Bartolomeo Cozzolino di Napoli, 23 anni. Natale Schiano, età e provenienza ignota. Giovanni Buono, di Ischia.
Alessandro di Majo, originario di Piano di Sorrento ma residente a Massalubrense , 25 anni, sposato e con due figli.
La forca fece subito il suo dovere. Veloce ed implacabile. Dal vicino Palazzo Barretta, le imposte vennero chiuse, le signore non dovevano vedere.
Ma la sete di vendetta dei francesi , non si era placata. Quel di Majo, tra i condannati l' unico del posto, doveva essere l' esempio, il monito, affinché nessuno osasse complottare più contro di loro. Il suo corpo inerme, venne trascinato, fino alla città vecchia all' Annunziata, e poi arso, dopo essere stato riposto su di un ceppone, così che " il fumo di giorno e le fiamme di notte" ne rendessero visibile la ferocia della condanna in tutto il golfo.
La storia poi specialmente in quegli anni è un vorticoso avvicendamento, rivoluzioni e restaurazioni, che si alternavano come il moto circolare delle onde, e la storia viene riscritta e cancellata a seconda dei vincitori. Dagli occhi e dalla memoria della popolazione , a Massalubrense, niente aveva cancellato l' orrore di quel primo maggio.
Venticinque anni erano passati, ma un cippo eretto al Torrione, rese meno fredda la narrazione di quel racconto.
Pm.
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Fonti:
Forche alla Villarca ( II edizione) _ di Lugi Sigismondi.
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