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Visualizzazione dei post con l'etichetta Massa Lubrense

Però non nominategli "Marechiaro".

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" Carulì, Era de maggio e Oilì, Oilà, o magari per  Assunta Spina. Perché non mi ricordano per queste opere? " Marechiaro gli aveva dato soldi e notorietà, ma Salvatore Di Giacomo, non sopportava di essere riconosciuto solamente per essere l' autore del testo di questa canzone che stava facendo ballare tutta Napoli. Anzi allo storico Bar Gambrinus si racconta che  Salvatore Di Giacomo lasciò più che  infastidito il locale, dopo essere stato avvicinato da un attraente signora che gli aveva fatto i complimenti per Marechiaro. La signora gli fece il torto di definirlo il suo capolavoro più grande. Mentre per lui era solamente una canzonetta. A Sant' Agata sui due Golfi a Massa Lubrense, invece Di Giacomo trascorse lunghi periodi di villeggiatura. Alcuni li ha ricordati con molto piacere. Uno in particolare un po' meno. Qui infatti, nel 1930, un dolore alla vescica lo costrinse ad  una lenta riabilitazione dalla quale non si riprese mai più del tutto. P...

Santa Maria a Tentarano.

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“(...) La comitiva giunse con gran fatica sulla cima di un monte per visitare la chiesa di S. Maria de Reto ( Madonna del Loreto )  della località di Tentarano”.   E’ il 1593, Girolamo Peruzzi è un visitatore apostolico. Ha il compito quindi di indagare sullo stato dei beni ecclesiastici delle diocesi e di presentare una relazione alla Santa Sede a conclusione delle indagini. E indagando indagando, giunge all’ Acquara, dove dopo aver ispezionato la Chiesa di San Vito, prosegue fino alla Chiesa di Santa Maria in località Tentarano . Costruita grazie alla Famiglia Aprea non “dopo alla fine del XV sec”, quella che ai giorni nostri ci appare come una piccola cappella, all’ epoca della visita di Girolamo si presentava in tutt’ altro splendore. Era dotata di un campanile, di un altare maggiore e sulle pareti si potevano ammirare bellissime pitture di Santi. E Santa Maria a Tentarano, continuò ad essere molto frequentata anche negli anni successivi. Alla festa, che qui s...

La "Romita", il rifugio di Francesco Pepere.

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Quante volte Francesco Pepere avrà letto e riletto Giambattista Vico solo lui lo sa. Noi possiamo solo ipotizzare che mille è un numero arrotondato per difetto. "Ciò che è vero è ciò che è fatto", era la massima del filosofo che ripeteva sempre ai suoi studenti. Nato ad Avella nel 1823, Francesco Pepere si può considerare uno dei maggiori esperti di Diritto. Ne conosceva anche i commi più nascosti. Politicamente vicino ai liberali, nella seconda metà dell' Ottocento aveva partecipato attivamente al rovesciamento del Regno delle Due Sicilie. L' Italia chiamò e Pepere si fece trovare in prima linea. Giurista, professore, ricercatore, membro di svariate associazioni (anche a Massa Lubrense ) alle tante cariche che accumulava durante la carriera corrispondeva inevitabilmente un aumento esponenziale dello stress. E qual miglior cura agli impicci di una vita piena ( troppo) di impegni, che non quello di rifugiarsi sulle colline massesi. La "Romita", un...