Francesco Maresca era mio nonno.

Francesco Maresca era mio nonno.

Se ne è andato che ero piccolo. Troppo. Il suo volto mi faceva però compagnia, nei pomeriggi d'inverno a casa di Nonna Letizia. Nella cornice appesa in salotto, una foto di una nave, e nel cerchio mio nonno in alta uniforme. Affascinante, come lo sanno essere solo gli uomini che hanno attraversato la storia. Quella nave era l' Aurora. E qui, bisogna fare un passo indietro, e precisamente al settembre del 1943.
La seconda guerra è nella sua fase più terribile, gli alleati di ieri, sono diventati nemici. L' Aurora, è scappata dal porto di Zara, per evitare di cadere in mani tedesche. Il Comandante Attilio Gamaleri, approfittando di una nuvola che ha oscurato la luna, ha ordinato di mollare gli ormeggi ed eludendo la sorveglianza dei carri armati delle SS ha preso il largo. L' obbiettivo è quello di raggiungere una destinazione sicura, ma giunti al largo di Ancona i motosiluranti del Terzo Reich, ne frenano la corsa. 
Lo scoppio è tremendo, due siluri distruggono la sala macchine. Ventisei marinai muoiono sul colpo, gli altri vengono portati dai tedeschi fino a Venezia. E da lì, alla stazione di Mestre, dove ammassati come merci, vengono caricati su di un treno, con destinazione: il campo di concentramento XX A. di Thorn, in Polonia. Ad accoglierli, una fossa comune, dove, erano stati lanciati i corpi dei prigionieri russi, morti per T. B. C.
In questo contesto, in cui il cibo scarseggia e le condizioni di igiene sono al minimo, un gruppo di gerarchi fascisti si presenta al campo. "Avrete un pasto caldo ed un letto comodo, di nuovo un uniforme e i gradi sulle spalle. Dovete solo aderire alla Repubblica Sociale, continuando a lottare al fianco dei nazisti, contro il nemico Italia, che ha tradito la causa."
Pochi aderiscono, più perché spinti dalla necessità che dalla convinzione.
Il comandante Gamaleri e l'equipaggio dell'Aurora, rifiutano in blocco, esclamando con orgoglio che: "la loro dignità non è in vendita".
A questa decisione seguiranno momenti difficili, molti verranno via via trasferiti in altri campi di concentramento, in condizioni sempre più precarie, fino al 16 aprile del 1944, quando le truppe inglesi della 2a Armata giungono in loro soccorso, liberandoli. La prossima tappa, già stabilita sarebbe stata il campo di sterminio di Buckenwald
"Si pone così fine alla dura prigionia tedesca - annota il comandante nel suo diario - con relative infinite umiliazioni e vessazioni. 
Si finisce di essere considerati un numero per riprendere la propria personalità." 

Francesco Maresca era mio nonno. 
Ed è stato un eroe. 
Come il comandante Gamaleri. 
Come tutto l' equipaggio dell' Aurora. 
Come tutti gli italiani che hanno scelto la parte giusta. 

Un grazie ad Antonello Gamaleri, che regalandomi il libro su suo padre "Pagine di guerra e prigionia" mi ha restituito un racconto che non ho mai potuto ricevere. 
E ha dato voce ad un silenzio che da troppo tempo mi accompagnava. 

Pm.
#scaccia😎

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